Persona o Personaggio?

Siamo uomini o burattini?

Se fossimo in grado di scegliere se essere persone o personaggi, potremmo servirci dei personaggi per i nostri scopi, temporaneamente.

L’identificazione ci fa però “perdere la memoria”, ci fa dimenticare che cosa siamo, ci fa dimenticare che il personaggio non siamo noi!
Va a finire che è lui a far muovere noi, come se fossimo dei burattini. Ma il burattinaio agisce meccanicamente. Così ci troviamo a ripetere e ripetere la stessa esperienza, reagendo allo stesso modo in ogni situazione. Siamo diventati veramente dei burattini?

La madre di cui sopra finirà per essere veramente ammalata o per fallire continuamente perché ha scelto un personaggio drammatico. La seduttrice manterrà atteggiamenti seduttivi anche a 80 anni, apparendo ridicola e fuori tempo. L’amazzone instaurerà tristi rapporti di conflitto con i suoi partner. L’uomo tutto d’un pezzo soffocherà la tristezza, la dolcezza, la compassione che, bloccati, scaveranno dentro di lui profondi solchi di disperazione.

Il personaggio che interpretiamo, lo abbiamo scelto fra i tanti, per avere un tipo di potere che ci sembra non solo piacevole, ma anche rassicurante.
Una volta che si è stabilizzato è difficile lasciarlo andare o dargli meno importanza.

Persona o personaggio? Come liberarci del personaggio-burattinaio

Non siamo più capaci di affrontare le situazioni in maniera diversa perché ci fanno paura. Ma il nostro personaggio porta con sé emozioni di rabbia, delusione e insoddisfazione.

Molte cose nella nostra vita non ci piacciono più, non funzionano e non le vogliamo. Questo lo abbiamo capito, ma non basta per cambiare qualcosa.

Non possiamo scegliere con la volontà se vogliamo essere persone o personaggi.
Non si può “eliminare” un’emozione qualsiasi solo perché un bel mattino diciamo basta! e vogliamo voltare pagina. O comunque non si risolve la situazione disprezzandola e combattendola perché la riteniamo fastidiosa e arrabbiandoci con essa e con noi stessi perché non riusciamo a sopprimerla.

Accettazione di sé stessi

L’unico modo per “venirne a capo” è riconoscerla attraverso una “ricerca interiore” e integrarla.
Come si può integrare un’emozione che è già dentro di noi?
Il primo passo è l’accettazione di sé stessi, accettazione di tutte le nostre parti, fisiche ed emotive, con i loro bisogni e le loro caratteristiche.
Accettare vuol dire aprire le braccia al bambino interiore che strilla e tira calci, in modo da offrirgli rifugio e ascolto. Vuol dire lasciarlo sfogare con la sua insoddisfazione, frustrazione, rabbia o paura, in modo che il fuoco dell’emozione, bruciando, se ne vada in scintille e fumo.
L’importante in tutto questo è non aggiungere al fuoco altra legna.

Come togliere energia al meccanismo.

Si dà energia al personaggio per ignoranza e per abitudine.
L’ignoranza va colmata con l’osservazione e la comprensione. L’abitudine invece, non la si sradica con qualche momento di osservazione. Dobbiamo tener conte che, attorno al personaggio, si è creato un meccanismo di pensieri ed emozioni che si alimentano gli uni con gli altri.
Ma se un meccanismo non lo si può eliminare, si può però staccare la corrente che lo alimenta.
Il meccanismo rimane lì, come tutte le nostre forze emotive, ma è solo la nostra attenzione, la nostra identificazione che lo rende attivo.

Riconoscere il personaggio

Siamo noi a doverci togliere da lì e non le forze emotive a doversene andare! La scelta: persone o personaggi implica che dobbiamo riconoscere il personaggio. Nel momento in cui lo riconosciamo, abbiamo già cominciato a staccarcene, ma non con la volontà.
Staccarci dalle forze emotive che comandano in noi significa ascoltarle, imparare a conoscerle – e a questo ci porta l’osservazione – e scegliere poi se e quando smettere di prestar loro attenzione. Dobbiamo saper togliere il nostro interesse, se vogliamo che non interferiscano con le nostre scelte.

Il volerle “eliminare” crea uno stato di animosità e lotta che le alimenta e ce le rende nemiche.
Ed è un nemico che vince sempre!

Aurora Mazzoldi

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