Gestire le Emozioni – Arte introspettiva e Psicologia  

Gestire le Emozioni – Arte introspettiva e Psicologia

Cos’è, e a cosa può servire questo tipo di approccio

Le varie problematiche della vita quotidiana, che affronto con i miei pazienti abitualmente, mi hanno portato a comprendere che i soli strumenti della  psicologia classica che io conoscevo, non erano sufficienti, sentivo che rimaneva un ambito inesplorato o comunque visitato superficialmente per carenza di strumenti “emotivi”, così quando ho incontrato lungo il mio cammino professionale l’arte introspettiva, ho percepito di aver trovato proprio quello che cercavo…”il tassello mancante” per  un intervento terapeutico profondamente efficace e completo.

La pittrice di Arte Introspettiva Aurora Mazzoldi, unica in questo genere, con cui collaboro da anni, mi ha consentito di utilizzare le sue opere durante i miei convegni, nelle sedute terapeutiche individuali e anche durante i miei gruppi di lavoro su come gestire le emozioni.

Queste tele sprigionano una forte attivazione, come se quelle immagini, quei colori e quei toni andassero a muovere dentro di noi, qualche cosa che solitamente viene coperta o soffocata dalla razionalità, e a me, che ho dedicato la vita professionale e personale alla conoscenza e alla gestione del mondo emotivo, non poteva passare inosservato il potenziale terapeutico delle opere di Aurora.

Vorrei ora parlare concretamente della possibilità di abbinare psicologia e arte introspettiva e di qualche applicazione che ne consegue.

Genitori e figli

Una tra le dinamiche interne che incontro più frequentemente nella mia attività di psicologa, è l’interazione tra genitori e figli, nello specifico ho avuto modo

Un esempio di come gestire le emozioni con l'arte introspettiva. Quadro "Solitudine" di Aurora Mazzoldi
Solitudine” Auroramazzoldi, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

di conoscere molte madri che si rivolgevano a me soprattutto perché si percepivano inadeguate a crescere in modo sano il proprio figlio/a e che si attribuivano, molto spesso, dei gravosi sensi di colpa che appesantivano la loro quotidianità; madri dominate da costanti paure e preoccupazioni per il futuro dei figli inseriti in un mondo pericoloso e pregno di tentazioni malsane.

Ma soprattutto madri che negavano parti di sé stesse, giudicandole sbagliate.

La mamma perfetta, ahimè, rappresenta un ruolo sociale, largamente condiviso, interpretato e culturalmente radicato nelle nostre strutture di personalità.

La mamma DEVE essere perfetta.  Questo significa che l’immaginario collettivo riversa sulla figura materna una serie infinita di aspettative che non prendono assolutamente in considerazione la fallibilità, la limitatezza fisiologica, e l’imperfezione insite negli esseri umani.

Quello che più di ogni altra cosa giustifica un serio lavoro con le mie pazienti, è che questo ruolo è talmente penetrato e radicato dentro ognuno di noi da rendercene prigionieri in modo inconsapevole.

Spesso, durante le sedute, mi trovo a dover centrare l’intero intervento sulla messa in discussione di vincoli e condizionamenti che le madri stesse si impongono interiormente, giudicandosi, condannandosi e percependosi come cattive madri, solo per aver provato una determinata emozione negativa nei confronti dei figli.

Ora tutto ciò, è tutt’altro che fisiologico e sano, reprimere le emozioni e condannarsi per averle provate è una garanzia di squilibrio interno e di malessere psicologico.

Rapporti con gli altri

Ecco perché io seguo un programma dove cerco di addestrare queste persone ad autorizzarsi ad essere “umane” e quindi inevitabilmente “imperfette”, provando il sollievo di poter riconoscere e accogliere, almeno con sé stesse, le onde emotive che fisiologicamente emergono in qualsiasi interazione umana, siano esse belle o meno belle.

Si può così sperimentare nella propria vita un alleggerimento esistenziale che si ottiene grazie alla riduzione del dispendio energetico necessario per negare, principalmente a sé stessi e poi agli altri, quelle parti di noi che giudichiamo sbagliate, ma che comunque rimangono sempre parte di noi.

Libro "Le Mie Madri" di Aurora Mazzoldi
Libro “Le Mie Madri” di Aurora Mazzoldi

Aurora Mazzoldi ha dipinto sei quadri specificamente riferiti a queste argomentazioni, quadri che rappresentano sei differenti modalità di interazione tra due figure (madre-figlio, ma non solo) in cui tutti noi possiamo facilmente riconoscerci.

Successivamente ha scritto anche un libro “Le mie madri – Arte Introspettiva”, che risulta essere uno strumento unico per la comprensione profonda di quanto i quadri simboleggiano, ossia dei nostri meccanismi e funzionamenti interni più profondi.

Ora con le pazienti di cui sopra, il porsi dinnanzi al quadro introspettivo permetteva di riconoscere quelle loro parti che per paura del giudizio o del moralismo venivano rimosse o soffocate.

Sappiamo bene che il primo passo per il cambiamento è VEDERE dove ci troviamo e come ci stiamo ponendo nelle nostre interazioni con gli altri, e la tela consente proprio questo, in modo chiaro e diretto.

Percorso terapeutico

Il percorso terapeutico (psicoterapia) risulta così più veloce, ma soprattutto più efficace, perché si superano tutti quei blocchi che ci tengono ancorati ad una situazione di vita disfunzionale e sofferta.

Ora che ho presentato me stessa e il mio lavoro, e che ho cercato di farvi conoscere l’arte introspettiva farò in modo nei prossimi articoli, di trattare singoli argomenti di vita quotidiana, in modo dettagliato e semplice, perché ritengo che questa tecnica abbia delle potenzialità applicative ancora inesplorate che meritano di essere conosciute.

Chiunque avesse domande o curiosità, può contattarmi via e-mail:

Antonella Giannini

antonellagiannini7@hotmail.com