Domande Introspettive

Domande introspettive per arrivare ad accogliere se stessi

(Tempo di lettura: 3min 47sec)

Punto interrogativo per domande introspettive (per capire come accogliere se stessi)
Domande introspettive è una pagina di questo sito che è stata concepita per dare delle risposte mirate.

Sia quello che scriviamo che le nostre iniziative servono per arrivare a conoscere sé stessi. Le risposte a questi problemi aiutano ad accogliere se stessi. Sappiamo che non trattiamo un argomento facile. Sappiamo anche che il lettore incontrerà a volte delle difficoltà a comprendere dei concetti espressi in questo sito. Sono dei concetti che spesso contrastano con degli schemi mentali e con delle resistenze a osservare che cosa succede dentro di noi. È anche difficile andare a cercare delle parti che non vogliamo vedere, perché le giudichiamo brutte, sporche e cattive.

Esperienze introspettive

Però è molto importante accoglierle e permetterci di essere noi stessi, di esprimere le nostre difficoltà e di raccontare i nostri problemi.

Cerchiamo, con i nostri scritti, di dar voce a quelle nostre parti interne che non accettiamo. Miglioreremo volentieri tutto quello che, nelle nostre pagine, non sarà facile da capire. Per appianare però le difficoltà a capire le nostre spiegazioni, occorre, a volte, la vostra partecipazione. Se ci farete sapere quali argomenti non sono abbastanza chiari, potremo migliorare le cose. Questa sezione del sito, dedicata alle vostre domande introspettive, è il mezzo a vostra disposizione per permetterci di venirvi incontro.

In fondo a questa pagina c’è un modulo. Su questo modulo puoi scrivere i tuoi suggerimenti e commenti relativi ad  argomenti di Arte, Psicologia, Ricerca o Economia Introspettive. Puoi fare domande su argomenti generali o specifici di qualsiasi delle pagine da noi pubblicate. Puoi anche mandarci un tuo scritto su esperienze introspettive che hai avuto e che possono essere interessanti per i nostri lettori. Se lo riterremo adatto al nostro sito, lo pubblicheremo volentieri.

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16 commenti su “Domande Introspettive”

  1. Mi pongo spesso la domanda? cerchiamo risposte che ci sembrino convincenti nel senso che non contraddicono il nostro castello di concetti ed equilibri precari o cerchiamo di scoprire qualcosa di nuovo? ci sono giornate in cui mi sento alla ricerca di conferme e giornate in cui cerco ciò che nemmeno bene so ma che vagamente intuisco! forse la prima situazione è retrospettiva mentre la seconda è introspettiva! la seconda è incerta e disarmante e mette a nudo soprattutto ciò che non sei a differenza di ciò che pensi di essere! la retrospettiva è il vecchio il deja vù l’introspettiva è la parte sommersa dell’iceberg!

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  2. “Solo lo sciocco non si pone domande e non dubita di sé”, mi disse un giorno un amico. Ho capito allora che non era un noioso rompiscatole, ma uno che cercava di capire.

    L’introspezione è un guardarsi dentro. Quando lo fai alla ricerca di conferme, è un’indagine motivata dalla paura. L’altro modo è uno sguardo teso all’intuizione della realtà, che spesso ci mette di fronte alle nostre illusioni. Se rivolgi la tua ricerca introspettiva al passato, chiamala pure retrospezione, se al futuro, la puoi chiamare avanspezione. Nel mondo emotivo ci si può spostare facilmente dal passato al futuro e nel momento in cui stai rivivendo un’emozione passata, sei nel presente emotivo. Non c’è un corpo fisico, in quel livello, che ti blocca nel presente. Importante non è tanto la direzione in cui si muove l’introspezione, ma l’esperienza che ne deriva, esperienza che ti risulta poi utile nelle tue decisioni e scelte.

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    • Molto interessante. Penso che l’introspezione non sia motivata solo dalla paura. Deve esserci uno scopo? E il guardare, l’osservare è necessitato da una conferma o è sufficiente la coscienza che stai osservando? Mi risulta un po difficile comprendere la necessità di classificare in ” retrospettiva” e in “avanspettiva” , non sto forse osservando adesso l’azione del mio pensiero? Adesso ho percezione di un ricordo, adesso ho comprensione di una aspettatva futura.

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      • Pur apprezzando la ricerca di Weick (come tutti gli studi di ricercatori seri), mi trovo più in accordo con quanto detto da Helflin. L’applicazione di concetti del mondo materiale ai mondi emotivo e mentale non dà sempre buoni risultati. Se, come mi pare che voglia dire Helflin, mi trovo a rivivere un punto del passato, io posso essere in quel passato e modificare il mio vissuto emotivo e mentale in maniera tale da cambiarli. La prossima volta che tornerò in quel punto troverò un vissuto emotivo e mentale modificato.

        E’ perciò complicato parlare di retrospettiva quando vado in quel punto, di qui-spettiva quando l’ho raggiunto, di avanspettiva quando da lì mi propongo di ritornare. Rischio, perdendomi nei concetti, di dimenticare l’introspezione, che era il mio obiettivo di partenza.
        E, dico, obiettivo! La paura è quella che mi fa deviare da questa ricerca (per esempio, perdendomi nei concetti appena espressi). Per continuare l’introspezione, occorre vincere la paura di trovare dentro di noi cose spiacevoli, criticabili e censurabili, la paura di riattivare problemi non risolti e di risvegliare emozioni inibite e, non ultima, la paura della morte, perché introspezione significa aver a che fare con mondi non materiali, gli stessi in cui si suppone di poter vivere dopo la morte.

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  3. La capacità di guardarsi dentro
    L’arte introspettiva si pone il compito o traguardo di sviluppare la capacità di guardarsi dentro e riconoscere le proprie peculiarità e-motive, ossia le proprie reazioni autentiche alle sollecitazioni della realtà esterna.
    Non tutte le persone hanno capacità artistica o perlomeno non l’hanno potuta esercitare, però potrebbero provare il gioco di immedesimarsi, ovvero almeno a livello di fantasia sostituirsi all’artista; e gli incontri tematici con l’artista potrebbero essere organizzati in tal senso in modo da coinvolgere le persone in una specie di gioco in cui sono più protagonisti e non è importante capire che cosa l’artista ha voluto rappresentare (trasferendosi quindi in una dimensione intellettuale) ma magari porsi al posto dell’artista e prendere coscienza del tema e di come lo si sarebbe rappresentato, magari cambiando i soggetti, i colori, le forme, ecc…. in una libertà interpretativa che forse riesce a sciogliere il ghiaccio e consentire il fluire dell’espressione personale.

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