Ansia-terapia: confronto tra il libro “Sette mosse per liberarsi dall’ansia” e la Ricerca Introspettiva
D: Ansia-terapia che cos’è? È possibile liberarsi dall’ansia? E se sì, come?
La strategia di Robert Leahy per liberarsi dall’ansia:
- Stabilire quando serve preoccuparsi e quando no
- Accettare la realtà ed impegnarsi al cambiamento
- Mettere in discussione il modo di pensare dominato dal rimuginare
- Concentrarsi sulla minaccia più profonda
- Trasformare il fallimento in opportunità
- Usare le emozioni invece di preoccuparsene
- Assumere il controllo sul tempo
L’autore parla della CAPACITA’ DI FARE QUELLO CHE NON SI VUOLE
Solitamente i soggetti che soffrono di ansia ed hanno la tendenza a preoccuparsi di tutto, tendono anche ad evitare di fare e di pensare a molte cose, Leahy dice che evitare di provare disagio è sbagliato
Per superare l’ansia, Lehay suggerisce di superare il rifiuto del disagio, la frustrazione e la “scomodità psicologica”, tollerare questa sensazione con la consapevolezza che tale fase del percorso è utile per raggiungere i migliori risultati.
Propone di compilare un “Diario del disagio”, in cui le voci previste sono:
- Attività sgradite ma utili
- Quando sono state svolte, e grado di disagio effettivo (da 0 a 100%)
- Come ci si sente dopo
- Quale è stato il risultato
Ansia: il punto di vista introspettivo
Concordo sul fatto che, per liberarsi dall’ansia, sia opportuno superare il rifiuto del disagio e che uno dei modi per superarlo sia quello di accettarlo. Da un punto di vista della Psicologia Introspettiva però, sarebbe auspicabile domandarsi prima a che cosa servano le attività sgradite. P. es:
– Sono un prezzo da pagare per perseguire i nostri veri obiettivi (il nostro sogno)?
– O sono piuttosto attività per rinforzare un nostro personaggio che le può usare per procurarci sofferenza, in modo da poter poi incolpare persone o situazioni?
Dobbiamo stare attenti che tutte queste “mosse” (di reazione ansiosa) non contribuiscano a rinforzare un percorso di sacrificio. In una prospettiva reale, questo ci condurrebbe inevitabilmente nell’arena del subire con tutto ciò che ne consegue. Fra cui, un probabile aumento dell’ansia.
Vittima o protagonista?
Quando si parla di sacrificarsi in nome di qualcosa o qualcuno si tende spesso a scivolare in ruoli vittimistici. Quando invece si entra nella prospettiva di responsabilizzarsi per raggiungere i propri obiettivi si agisce da protagonisti.
Il protagonista si muove, pensa e prova in base a delle scelte precise, mai subite ma sempre agite, percorre una strada di Realtà e percepisce i messaggi interiori senza interpretazioni dettate dalle sub-personalità in cui potrebbe identificarsi in quel momento; sceglie il piacere come massima espressione dell’Energia Universale che ci ha generato, accoglie le situazioni difficili non con ansia e timore, ma come diretta conseguenza delle proprie azioni e si spende per modificare le cose partendo da sé stesso e dal proprio mondo interno, uscendo dai giochi di potere e perseguendo i suoi obiettivi interiori.
Utilizzando la terminologia di Leahy, potrei dire che in un’ottica Introspettiva una delle prime mosse utili per l’ansia e per alleggerire questi giochi è la CAPACITA’ DI FARE QUELLO CHE SI VUOLE