Disturbi d’ansia

Adrian Wells e il trattamento dei disturbi d’ansia

D: Da dove vengono i disturbi d’ansia?
Adrian Wells, nel suo libro “Trattamento cognitivo dei disturbi d’ansia  si muove dal presupposto che alla base degli stati ansiosi patologici ci sarebbe una distorsione cognitiva data

Depressione (Particolare). Uno dei disturbi d'ansia
Aurora Mazzoldi Depressione (Particolare)

da pensieri negativi automatici. Questi pensieri dipendono da uno schema di:

  • pericolo/minaccia, un nucleo che si attiva in situazioni più o meno specifiche e sul quale il professionista dovrà intervenire.
  • Che cosa teme il paziente? Quali sono le situazioni in cui tali schemi si attivano generando l’ansia, l’attacco di panico, o più in generale, il sintomo?

Wells parla dell’importanza per il soggetto di ricevere informazioni sui propri sintomi.  Così può essere aiutato a capire esattamente di che cosa  ha paura, e a ristrutturare i pensieri disfunzionali, individuare le situazioni scatenanti, migliorare l’autostima, la gestione dello stress e del tempo e ad evidenziare le proprie risorse circa la propria capacità di risoluzione dei problemi.

 

Disturbi d’ansia secondo la Ricerca Introspettiva

Quello che invece mi viene da leggere sui disturbi d’ansia in termini introspettivi è la reale disponibilità a guardarsi dentro per comprendere i propri funzionamenti.

Esiste realmente questa propensione ?

Alla domanda espressa inizialmente, ossia cosa teme l’individuo, se scelgo di muovermi in un’ottica di Psicologia Introspettiva vera, mi viene da rispondere che spesso teme la perdita di una qualche forma di potere. Certo in termini tecnici si può parlare di funzionalità e quindi di mantenimento del sintomo. In ultima analisi è poi la medesima cosa, a prescindere dalla terminologia che scegliamo di utilizzare.

Sì perché, quello che desidero sottolineare è che la maggior parte delle volte il malessere dovuto ai disturbi d’ansia (e quindi il sintomo) consente di ottenere un qualche beneficio, molto lontano dalla lettura razionale della situazione.

I giochi di potere sono dei meccanismi subconsci che gestiscono la qualità delle nostre vite. Questo anche se poi tendiamo a non volerli vedere o riconoscere.

 

Vedere la realtà attraverso la ricerca introspettiva

L’ansia è generata da una minaccia apparente, da una paura illusoria.

Scelgo di non vedere la realtà. Ne costruisco una tutta mia, parallela. Poi, in base a questa “catastrofica” realtà mi consento degli atteggiamenti e delle abitudini automatiche,  Abitudini che mi consentano di fare o dire delle cose che in assenza di queste non mi sarebbero concesse.

Quella dei disturbi d’ansia è un’energia caotica, una miriade di emozioni e comportamenti in subbuglio, non gestiti e incontrollabili. Quest’energia mi tiene impegnato, alimenta la mia parte mentale, quella che segue la razionalità oltre ogni cosa.

Un tumulto emotivo mi spinge ad agire d’impulso, a ruotare metaforicamente in modo sempre più vorticoso su me stesso.  Così posso rimanere a un livello energetico molto di superficie.  Posso allontanarmi da un contatto più profondo, un contatto che tanto mi spaventa quanto mi potrebbe salvare.

L’ansia produce un’identificazione smodata con parti di se stessi, o forme-pensiero, o sub-personalità, terminologie diverse per indicare cose simili.

Non si sta bene, naturalmente. la sofferenza  è reale, ma altrettanto reale è il mantenimento delle cose come stanno. La convinzione subconscia è che si soffre, ma in cambio si ottiene qualcosa a cui si tiene molto.

Il discorso prosegue con la pagina dedicata alla terapia. 

Antonella Giannini

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    3 commenti su “Disturbi d’ansia”

    1. Buonasera,
      ho letto con interesse le varie sezioni del vostro sito, soffermandomi in particolare sulla parte relativa al disturbo d’ansia (per motivi purtroppo di conoscenza diretta, poiché mi accompagna da molti anni). 

      Secondo l’interpretazione suggerita da alcuni, l’ansia è un richiamo interiore, una sorta di campanello d’allarme che inizia a farsi sempre più insistente quando viviamo una situazione emotivamente non in linea con la nostra parte più autentica. Un sintomo subdolamente fastidioso che arriva a bloccare in un loop il pensiero e a soffocare il fiato, ma che urla proprio per essere ascoltato.

      Leggendo l’interpretazione del disturbo d’ansia secondo la psicologia introspettiva sono rimasta di molto colpita. Interrogandomi sulla possibile funzionalità del sintomo nel mio caso, non solo fatico ad individuare quale potrebbe essere, ma mi sono chiesta tristemente se per funzionale si intenda che in qualche modo io sia l’artefice della mia ansia. La sensazione di paradosso e tristezza che ne è derivata è facilmente comprensibile…Se pure si dovesse trattare di una funzionalità e una messa in atto inconscia del sintomo, la sensazione di essere il costruttore della propria gabbia è decisamente negativa e genera ancora più ansia. Se si tratta di una visione del sintomo come ostacolo autogenerato, la speranza è che proprio per questo possa essere ridimensionato, ridotto e infine annullato dallo stesso soggetto creatore. In che modo? Attendo (con ansia ) qualche “suggerimento”.

      Grazie mille per l’attenzione 

      Giorgia

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      • buongiorno Giorgia

        Mi piace l’immagine dell’ansia vista come “un campanello d’allarme”, non Le nascondo la tentazione di togliere il termine allarme (perché vede uno degli alimenti dell’ansia è la drammatizzazione, e talvolta i termini che vengono utilizzati innestano proprio i prodromi ansiogeni) e definirlo semplicemente un campanello, ossia un richiamo ad osservare un mio funzionamento interno, poco utile al mio benessere.

        Quando parlo di funzionalità del sintomo, mi riferisco ad un “motivo inconscio”, che naturalmente sfugge alle nostre analisi razionali,  logiche o pragmatiche, per questo comprendo benissimo che Le risulti faticoso riuscire ad individuarlo.

        La psicologia introspettiva attraverso l’utilizzo dell’arte introspettiva, fornisce degli strumenti mirati specificatamente a questo, ossia a portare in superficie e poter osservare tutti i nostri meccanismi inconsci che generano il problema.  Individuarli, osservarli, comprenderli, ed accoglierli dentro di noi anziché negarli e rifiutarli.

        La sensazione di essere il costruttore della propria gabbia è proprio il genere di sensazione che rappresenta IL PRIMO PASSO per un lavoro interiore vero,  e nel contempo rappresenta anche  la nostra MASSIMA NEGAZIONE .

        Cerchiamo costantemente di fare di tutto per non vedere le cose in questo modo, anche ricorrendo a potenziare  l’ansia ( cito testualmente : la sensazione di essere il costruttore della propria gabbia è decisamente negativa e genera ancora più ansia).
        nasce così un circolo vizioso, provo ansia nel pensare di essere io il produttore dell’ansia….

        ANZICHE’  : vedendomi come il produttore del sintomo, posso anche scegliere, attraverso un percorso interiore, di comprendere il meccanismo e lasciarlo andare.
        Come del resto, Lei ha saggiamente scritto ( cito nuovamente: Se si tratta di una visione del sintomo come ostacolo auto-generato, la speranza è che proprio per questo possa essere ridimensionato, ridotto e infine annullato dallo stesso soggetto creatore.)

        IN CHE MODO MI CHIEDE?
        Bisogna rimboccarsi le maniche,  ma non si tratta di una fatica fisica o legata alla forza di volontà e bisogna anche mettere in conto  una costante produzione di resistenze e di alibi per interrompere e non procedere………. ma accade anche che  lungo il  paziente cammino, si incontrino delle preziose oasi di equilibrio ed armonia, che spingono i più a proseguire.

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    2. Grazie per la sua risposta Antonella. Mi piace molto il suggerimento di togliere l’accezione dell’allarme. D’ora in poi considerero’ più semplicemente il campanello! Sono interessata a comprendere meglio che tipo di strada la psicologia introspettiva proponga. Attualmente mi sto avvicinando al coaching umanistico e sento molto mia la visione positiva che propone, essendo tuttavia curiosa e desiderosa di proseguire il Viaggio verso la scoperta del mio vero Se’, mi permetterò di contattarla per avere maggiori informazioni in merito alla vostra ricerca introspettiva. Grazie ancora, a presto Giorgia

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